Castello Normanno (Paternò)
Metropolitan city of Catania Sicily Italy
castle, chateau
Castello normanno (Paternò)
Metropolitan city of Catania Sicily Italy
castle, chateau
History The castle was built in 1072 by Count Roger I of Sicily to protect the Simeto valley from Islamic raids
Per Castello normanno di Paternò si intende la torre principale costituita da un dongione di un complesso fortilizio che essa dominava
Previous names
Castello Normanno (Paternò), Castello normanno (Paternò)
Description
History The castle was built in 1072 by Count Roger I of Sicily to protect the Simeto valley from Islamic raids. The first nucleus of the fortress was soon enlarged, and it subsequently lost its original military functions. Under Henry VI it was made the seat of the Count of Paternò, assigned to his fellow Swabian Bartholomew of Luci. Later the castle housed kings and queens, such as Henry's son Emperor Frederick II, Eleanor of Anjou and Blanche I of Navarre, as the castle had been included in the so-called Camera Reginale estates ("Queen's Chamber") by King Frederick III of Sicily. The Chamber was abolished in the 15th century, and in 1431 the castle was acquired by the Special family; until 1456 it was owned by the Moncada family. Used as a jail, in the following centuries it became increasingly decayed, until restoration work begun in the 19th century brought it back to its ancient prominence. Description The castle has a rectangular plan, on three floors, with a height of 34 m. Originally, it had Ghibelline-style merlons, of which today only remains can be seen. Notable is the colour effect created by the dark shade of the stones and the frames of the Gothic-style mullioned windows, in white limestone. The first-storey houses several service chambers and the Chapel of St. John, decorated with precious 13th-century frescoes. The piano nobile houses a large Weapons Hall. The king's residence was located in the upper floor.
Per Castello normanno di Paternò si intende la torre principale costituita da un dongione di un complesso fortilizio che essa dominava. La Storia Assurta a simbolo della città, la torre faceva parte di un castello fatto edificare nel 1072 dal Gran Conte Ruggero per garantire la protezione della valle del Simeto dalle incursioni islamiche. Il castello fu assegnato alla figlia di Ruggero, Flandrina, sposa dell'aleramico Enrico di Lombardia. Attorno al castello e al piccolo borgo la popolazione iniziò a crescere grazie ai numerosi mercenari al seguito dei conquistatori normanni e all'arrivo di coloni provenienti dall'Italia settentrionale attirati dai privilegi a loro concessi. Il primo nucleo del maniero fu ben presto ampliato e dalle primigenie funzioni prettamente militari fu utilizzato per usi civili, divenendo la sede signorile della Contea di Paternò che Enrico VI di Svevia assegnò nel 1195 al nobile di origine normanna Bartolomeo de Luci[2][3] consanguineo del sovrano svevo. Il Castello negli anni seguenti ospitò re e regine, tra i quali Federico II di Svevia, la regina Eleonora d'Angiò e la regina Bianca di Navarra. E per concessione di Federico II passò a Galvano Lancia. Il castello di Paternò e i territori sottoposti, infatti, furono inseriti nella cosiddetta Camera Reginale che venne costituita da Federico III d'Aragona come dono di nozze alla consorte Eleonora d'Angiò e che poi venne ereditata dalle Regine che si susseguirono, sino alla sua abolizione. Dopo il 1431 appartenne alla famiglia Speciale e dal 1456 fino alla fine del feudalesimo fu proprietà della famiglia vicereale dei Moncada. Utilizzato come carcere nel XVIII secolo iniziò il processo di degrado e abbandono, ma dalla fine dell'Ottocento ha visto diverse campagne di restauro che gli hanno restituito l'antica possenza. L'edificio L'edificio è a pianta rettangolare su quattro livelli e raggiunge un'altezza di 34 m. Dall'epoca sveva il maniero era coronato da una merlatura ghibellina (come si osserva nel seicentesco Disegno della veduta di Paternò nel "manoscritto Giordano") di cui allo stato attuale resistono solo dei monconi. Particolarmente interessante e gradevole l'effetto di bicromatismo che si crea tra il colore scuro delle murature e le cornici delle aperture in calcare bianco. Al piano terra si trovano una serie di ambienti di servizio e la cappella di S. Giovanni ornata da pregevolissimi affreschi del XV secolo. Al primo piano il grande salone d'armi è illuminato da una serie di bifore. All'ultimo piano quattro grandi ambienti un tempo adibiti per l'abitazione del re sono disimpegnati da un vano delle dimensioni del salone sottostante e disposto trasversalmente ad esso, chiuso su entrambi i lati da due grandi bifore gotiche che dischiudono lo sguardo verso il Simeto e verso l'Etna.
Useful information
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