Monastero Bormida
Provincia di Asti Piemonte Italy
monastery
Castello di Monastero Bormida
Provincia di Asti Piemonte Italy
monastery
Monastero Bormida is a comune (municipality) in the Province of Asti in the Italian region Piedmont
Monastero Bormida (El Munesté in piemontese) è un comune italiano di 927 abitanti della provincia di Asti, in Piemonte
Previous names
Monastero Bormida, Castello di Monastero Bormida
Description
Monastero Bormida is a comune (municipality) in the Province of Asti in the Italian region Piedmont. It is located about 70 kilometres (43 mi) southeast of Turin and about 30 kilometres (19 mi) southeast of Asti.
Monastero Bormida borders the following municipalities: Bistagno, Bubbio, Cassinasco, Denice, Loazzolo, Ponti, Roccaverano, and Sessame. It is home to a castle, located near the Bormida river, which originated as an abbey founded around 1050 (whence the town's name), and which has mosaics and frescoes in the interior. There is also a Romanesque bridge crossing the same river.
Monastero Bormida (El Munesté in piemontese) è un comune italiano di 927 abitanti della provincia di Asti, in Piemonte.
Il centro fu fondato dai monaci benedettini fruttuariensi nell'XI secolo.
Il castello medioevale che si trova al centro del paese, presenta al suo interno stanze con pavimenti a mosaico e volte con affreschi. Una torre alta ventisette metri contraddistingue la struttura, edificata intorno all'XI secolo e modificata con influenza di epoca barocca. Fa parte dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte.
Storia
Il Monastero fu fondato da un gruppo di monaci benedettini che, intorno al 1050 circa, vennero da San Benigno Canavese (abbazia di Fruttuaria) chiamati da Aleramo marchese del Monferrato per dissodare e seminare le terre devastate dalle invasioni dei Saraceni. Il castello attuale corrisponde appunto al sito dell'originario monastero, di cui restano soltanto la torre campanaria e pochi tratti murari, in particolare quelli prospicienti la piazza della torre. Con tutta probabilità esisteva una precedente fondazione monastica longobarda, testimoniata dal culto di Santa Giulia (la cui devozione fu diffusa nell'Italia settentrionale proprio dai Longobardi) che ancora oggi è patrona del paese e a cui è dedicata la parrocchiale settecentesca, e da alcuni toponimi longobardi come Braia, che significa regione posta nelle vicinanze di un fiume.
I Saraceni, provenienti dalla loro base provenzale di Frassineto - presso Saint-Tropez - scesero in Piemonte attraverso le Alpi e dopo aver distrutto il monastero di San Dalmazzo di Pedona - l'odierna Borgo San Dalmazzo - e quello di San Pietro di Ferrania, misero a ferro e fuoco il contado di Bubbio e giunsero fin sotto le mura di Acqui, dove furono sconfitti nel secolo IX. Nasceva così la divisione del Basso Piemonte in tre Marche (Aleramica, Arduinica, Obertenga), con a capo un Marchese. Monastero fu compreso nella Marca di Aleramo, i cui successori si trovarono a governare un ampio territorio completamente saccheggiato: tutta la valle Bormida è definita dai documenti dell'epoca come "deserta loca" (terre deserte, desolate) o Marchesato del Vasto, cioè della terra devastata.
Fu allora che nacque l'idea di chiamare i monaci, affinché prendessero il posto delle vecchie mansiones romane, specie di grandi latifondi con una villa, cioè una casa colonica, e una cappella divenuta poi pieve perché vi si riuniva la plebe, il popolo. I monaci edificarono la torre campanaria, la chiesa (che sorgeva dove ora c'è l'arco di congiungimento al castello), il monastero, il ponte. Poi, nel 1393, dopo che l'abate Alberto dei Guttuari concesse ampi privilegi e immunità a tutta la popolazione, i Benedettini abbandonarono il paese e si stanziarono nel monastero di San Bartolomeo di Azzano d'Asti. Da questo momento inizia anche per il Monastero di Santa Giulia - così venne chiamato il paese fino al XVIII secolo - la storia feudale, con l'investitura fatta dal papa Bonifacio IX ad Antonio e Galeotto Del Carretto, poi confermata e resa perpetua nel 1405 da papa Innocenzo VII. I Del Carretto, così come i Della Rovere succeduti a partire dal 1484 per volere di Sisto IV e poi riconosciuti anche dalla casa di Monferrato nel 1589, si preoccuparono sempre di mantenere alla popolazione le immunità e i diritti che avevano acquisito in tempo antico, come confermano anche gli Statuti concessi dal duca Carlo II Gonzaga di Mantova e Monferrato nel 1664, che ripropongono le leggi e i divieti di una più antica stesura medioevale, già confermata una volta nel 1596 dal Senato di Casale.
Nel 1620 il duca Ferdinando concedette il mercato due volte la settimana, usanza che verrà ribadita anche nel 1696, pur in un periodo di torbidi e di guerre, a conferma della vocazione commerciale del paese. Sempre nel XVII secolo si stanziò una comunità di Agostiniani, sostituita poi dai Cappuccini, che costruirono il convento di San Pietro extra muros, tuttora visibile nelle sue strutture principali (chiostri, pianta) anche se la chiesa è stata sostituita da un'abitazione.
Nei primi anni del secolo XVII, Carlo Emanuele I di Savoia, con 8000 fanti e 10.000 cavalieri, recandosi a Cortemilia, assediata dagli spagnoli, devastò il territorio di Monastero; ancora più rischioso fu il passaggio, pochi anni dopo, del duca Vittorio Amedeo, sempre in lotta con la Spagna. Ecco il resoconto dello storico ottocentesco Goffredo Casalis: «Nel quinto lustro dello stesso secolo il duca Vittorio Amedeo avviossi per la valle di Spigno alla città di Savona: appena s'impadronì del castello di Cairo, ricevette l'annuncio che il Duca di Feria, governatore di Milano, uscito di Alessandria con 25.000 fanti e 4000 cavalli erasi incamminato verso Acqui: il Duca per non impegnarsi in quella valle a risolvette di tornarsene indietro con Maresciallo di Crequì fino a Spigno, dove col duca Carlo Emanuele suo genitore trovavasi il contestabile Diguières: ivi fatto certo che Acqui erasi arreso agli spagnoli, e che il nemico, col sorprendere Nizza della Paglia, disegnava di tagliargli la strada d'Asti, diè ordine alle sue truppe che muovessero celermente a Canelli, e condusse egli medesimo il vanguardo.
Ma vedendosi costretto ad una mossa più lenta per poter far forza al nemico che lo inseguiva, si accampò all'appressarsi della notte, nella piccola valle, ove sta Monastero, non lunge che un tiro di moschetto, dal sito, ove erasi appostato l'esercito del Duca di Feria; ma considerata la situazione in cui si trovava, veduta inoltre la difficoltà di salvare i suoi cannoni in passaggi cotanto malagevoli, e fatto certo che il nemico viepiù s'ingrossava, pensò di trattenerlo con assidue scaramucce; e mercé di altri stratagemmi diè tempo al principe Tommaso suo fratello di trovarsi personalmente ad assicurare la strada; e si fu allora che i nemici uniti agli abitanti di Bistagno, e di altri luoghi vicini, non consci della mossa del principe Tommaso, in sulla mezza notte assaltarono da ogni parte il : campo del duca di Savoia; ma lo trovarono così bene munito e difeso con tanto valore, che il loro assalimento riuscì quasi vano; e frattanto il Duca allo spuntare dell'alba poté farsi libero il passaggio, ed irsene con le sue truppe a Canelli». A metà del XIX secolo il feudo fu concesso da casa Savoia ancora ai Della Rovere, mentre alla fine del secolo il castello fu acquistato dalla famiglia Polieri di Genova, che lo vendette poi al Comune.
Useful information
GRATUITO
3.00 EUR
7 - 14 anni: 2.00 EUR
0 - 6 anni: gratuito
30+ persone: 2.00 EUR
Mostre ed eventi
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