Il castello di Solofra è un castello sito in Solofra (AV)
Il castello di Solofra è un castello sito in Solofra (AV). Sorto in epoca longobarda, presenta diverse stratificazioni che testimoniano le varie riconversioni che lo riguardarono. È posto su una collina ai piedi del monte Pergola, una posizione strategica che offre un vasto panorama comprendente il centro cittadino con i monti retrostanti (fra cui il Pizzo San Michele), la bassa valle solofrana e parte del montorese. Oggi si presenta come un rudere, a causa del suo progressivo abbandono, cominciato nell''800 e proseguito nel '900, e ancora oggi non riesce ad essere riqualificato e ristrutturato, nonostante sia l'unico monumento rimasto a testimonianza dell'epoca medioevale a Solofra.
Storia
Dopo l'arrivo dei longobardi nelle regioni interne del Meridione, venne fondato il Ducato di Benevento (diviso in gastaldati), che inizialmente terminava a sud con la catena dei monti Mai, con Mercato San Severino (a quel tempo gastaldato di Rota), e con i monti di Montoro e Forino[1]. A difesa dei confini nacquero infatti diversi castelli, tra cui quelli di Serino e di Montoro, e allo stesso tempo venne rinforzato il castrum di Rota. Successivamente il Ducato conquistò il territorio di Salerno, ma a causa di alcune lotte di potere tra i principi Radelchi e Siconolfo, nel 849 il ducato beneventano si divise in due: il principato di Salerno e il principato di Benevento. Dopo questa divisione, l'allora piccolo centro di Solofra, sviluppato intorno alla pieve di Sant’Angelo e Santa Maria, che era considerato vico, passò al principato di Salerno insieme a Serino, come parte del Gastaldato di Rota. Sul confine tra i due principati vennero quindi a crearsi diversi punti difensivi, tra questi nacque anche il castello di Solofra. Il complesso difensivo dei monti Pergola e San Marco, infatti, è sempre stato strategico, grazie alle sue caratteristiche morfologiche che consentivano di controllare il territorio (oltre a presidiare i confini era necessario sorvegliare due importanti vie di comunicazione: la via di Turci e la via antiqua qui vadit ad sancte Agathe, già presenti in epoca romana nella valle solofrana e montorese) ed allo stesso tempo lo rendevano protetto dalle invasioni. Ad esempio la rocciosa collina di Castelluccia fu da subito utilizzata per il controllo.
Successivamente, con i Normanni, il Gastaldato di Rota, e quindi il locum Solofrae, subì gli attacchi di Troisio, intorno al 1045, che successivamente fu nominato da Roberto il Guiscardo conte di Rota. In seguito la stessa contea si divise, nel 1121, e Serino, con Solofra e Sant'Agata, fu governato da Sarracena e da Roberto II. In questo periodo il feudo si ingrandì con nuovi territori, e i castelli longobardi di Serino e Solofra, data la loro importanza strategica, furono riutilizzati, cosa frequente in epoca normanna, subendo molto probabilmente diverse trasformazioni, riscontrabili a Solofra in mancati allineamenti delle mura e diverse tessiture murarie.
Nel XII secolo, durante il periodo svevo, il feudo di Serino era in possesso dei Sanseverino di Tricarico e Ruggero II assegnò soltanto il piccolo feudo di Solofra a Giordano, che però morì poco tempo dopo. Così il feudo tornò ad unirsi a Serino, con Giacomo Tricarico. L'Universitas di Solofra avanzò la richiesta di decadenza del potere feudale alla Magna Curia, e Giacomo dovette affrontare un'inchiesta. Alla morte di quest'ultimo, nel 1256, si ebbe la definitiva divisione del feudo di Solofra da Serino, con la sua assegnazione alla figlia, Giordana de Tricarico, che lo portò in dote ad Arduino Filangieri di Candida. In questo periodo fu apportato un'altra modifica al castello di Solofra, come testimoniano la planimetria tipicamente sveva e le torri quadrangolari sporgenti dalla corte. Dopo questo intervento il castello assunse il suo aspetto definitivo.
Con gli Angioini il feudo di Solofra si ampliò: parte del casale di Sant'Agata (appartenente a Serino, quindi ai Tricarico) passò a Solofra, come ricompensa per la fedeltà del Filangieri e per punire i Tricarico. Si venne quindi a creare la distinzione tra Sant'Agata di sotto, o di Serino, e Sant'Agata di Sopra, o di Solofra. In seguito a questo ampliamento il castello non era più un semplice rinforzo a Serino, ma aveva una guarnigione di soldati per il controllo dei commerci e del passo di Turci, dove c'era la dogana.
Nel 1409 si estinse il ramo maschile dei Filangieri e il re Ladislao assorbì il feudo, assegnandolo ad un suo rappresentante. Nel 1417 il conte di Montoro Francesco Zurlo ne prese possesso con la forza, ma Filippo Filangieri, di un ramo cadetto della famiglia, non intendeva cedere il suo diritto, così pose l'assedio al castello. Ad intervenire fu la regina Giovanna II che ingiunse al Filangieri di terminare l'assedio, e allo Zurlo di abbandonare il castello in attesa della decisione reale sull'assegnazione. In realtà lo Zurlo ottenne che il castello venisse assegnato ad un suo fedele, Antonio Bulcano. Nel 1463 il re Ferdinando I assegnò definitivamente il castello agli Zurlo, che venne usato per ospitare gli armigeri, e come carcere, poiché gli Zurlo vivevano in un palazzo a Solofra. Nel 1512 il castello fu temporaneamente sottratto a questi, perché Ludovico della Tolfa lo occupò con le proprie truppe. Nel 1528 Ercole Zurlo mise a disposizione il castello al generale Lautrech che era impegnato in una guerra contro gli spagnoli.
Tra il XIV e il XV secolo il castello fu oggetto di altri rifacimenti (osservabili in alcuni tratti murari), che però non trasformarono l'assetto originario del castello. In questo periodo fu anche costruito il rivellino (cinta muraria). Gli Orsini, nel 1555, acquistarono il feudo di Solofra e il suo castello, quest'ultimo utilizzato sempre per ospitare le truppe e i detenuti. Gli Orsini rimarranno a Solofra fino alla fine del feudalesimo, in particolare fino al 1806. Essi concessero degli statuti alla comunità solofrana, impegnandosi a non pretendere dall'Universitas la cura del castello e ad usarlo come carcere per i reati più gravi. Nel 1565 parte delle mura vennero smantellate da Beatrice Ferrella Orsini per la costruzione del proprio palazzo (oggi sede del comune). Gli Orsini infatti usavano il castello come un loro fondo privato, che nel 1785 fu oggetto di una concessione enfiteutica a Gaetano Tura per tre generazioni. Inoltre, dopo l'eversione del feudalesimo, essi non volevano restituire il maniero alla comunità, la quale intraprese una causa nei loro confronti che, tuttavia, non ottenne alcun risultato. Gli Orsini ingiunsero la sua restituzione al primicerio Gennaro Tura, perché non aveva soddisfatto alcune annate. Egli, di conseguenza, si rivolse al sacerdote Rocco Didonato, che già deteneva il diritto di patronato della chiesa di San Nicola alla base della collina del castello. I Didonato sono ancora oggi proprietari del fondo del castello. Inizialmente adibito a casa rurale, il castello fu poi abbandonato definitivamente nei primi decenni del XX secolo.
Il castello è stato ritratto, nella sua composizione originaria, da Matteo Vigilante, pittore solofrano, nel ciclo di dipinti della cappella dell'Immacolata, nella Collegiata di San Michele di Solofra, dove si può osservare l'assetto delle quattro torri quadrangolari e il rivellino. Il castello, come molti ambienti dell'epoca medioevale, è stato alla base di alcune leggende riguardante chi lo ha visitato e abitato, leggende che riguardano strani rumori e apparizioni. Una credenza affermava, inoltre, che il castello fosse collegato con il palazzo Orsini mediante un lungo cunicolo.
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Le rovine del castello