Situated on the old course of the Panaro River, in the centre of the city, fifteenth-century Castello delle Rocche remains pretty much intact.
The castle was built in 1402 on the site of one of the oldest forts, almost certainly an ancient gateway into medieval Finale Emilia, by order of Marquis Nicolò III d’Este who commissioned the work to the already famous military architect Bartolino Pioti from Novara. It was surrounded by a moat on three sides, while on the fourth side, the river provided a natural line of defence for the castle, which had strict control over those using it.

In 1425, part of the crenelated walls on the river side were knocked down, and frescos were added both inside and out. Giovanni da Siena was responsible for construction of an elegant entrance to the castle from the water on the eastern side, where the two Este eagles stand proud, on in terracotta, today removed and on show in the Civic Museum, the other in sandstone, on the keep.
It became the property of the municipal authorities in 1864 and in 1896 the castle underwent its first series of important restoration and consolidation work. Until the mid-twentieth century, it housed the gaols of the local “mandamento” gaols. In the eighties, a project was started up to restore the building to public use.



Once compliant with health and safety regulations, in the spring of 2013, the Archaeological Section of the Civic Museums reopened, in the southern wing of the castle, also displaying the crossbow bolts, ancient everyday objects and clothing recuperated after digging in the Torre dei Modenesi, which collapsed.

https://docs.google.com

Castello delle Rocche 

Account

by category

Login

Name

by region

Title

Name in English

La rocca di Cento, chiamata anche antica rocca o castello della rocca, è una fortificazione medievale difensiva, costruita per volere del vescovo di Bologna nel 1378 a Cento, in provincia di Ferrara.

Contrariamente ad altri castelli, il complesso architettonico non venne edificato su strutture militari preesistenti, ma venne progettato e costruito per volontà politica per controllare e difendere la popolazione centese.

La rocca, situata nell'omonimo piazzale, è caratterizzata da un torrione d'ingresso, tre torri agli angoli e un alto mastio. Non sono più presenti i ponti levatoi e il fossato che circondava il castello, che venne utilizzato come prigione fino alla seconda metà del XX secolo.
Alla fine del Trecento, il contado di Bologna venne devastato da una serie di guerre ed epidemie, che causarono una grave crisi economica e demografica e che fecero scoppiare numerose rivolte dei cittadini centesi, stanchi del malgoverno dei vescovi. Nel 1375 i rivoltosi guidati da Bertrando Bonnevalle uccisero tutti i vicari pontifici e ne bruciarono il palazzo.

Peraltro, nel marzo 1376 scoppiò a Bologna una rivolta, istigata anche dai fiorentini, contro i vicari pontifici (tutti di origine francese e mal visti dalla popolazione locale), inclusa dagli storiografi nella cosiddetta Guerra degli Otto Santi. Dopo la pace di Anagni del 4 luglio 1377, i bolognesi accettarono di riconoscere l'autorità del Papa (rappresentato da Giovanni da Legnano) ma a patto di ottenere una grande autonomia locale. Durante il successivo "governo del popolo e delle arti" la città di Bologna e il suo contado furono oggetto di grandi restauri e pianificazioni urbanistiche, anche per riaffermare l'egemonia bolognese. In questo contesto, i bolognesi ampliarono e rafforzarono i castelli esistenti, oltre a costruire nuove fortezze, torri, rocche e borghi fortificati, prime fra tutte la rocca di Cento.

I lavori di costruzione iniziarono a partire dal giugno 1378, quando giunsero a Cento le truppe dell'esercito bolognese, e vennero completati in pochi anni. Presso l'archivio di stato di Bologna è presente il registro contabile compilato dal 18 ottobre al 27 novembre 1378 da Bernabò Guidozagni, in cui sono annotati i lavori diretti dall'ingegnere comunale bolognese Lorenzo da Bagnomarino: tale importantissimo documento consente di ricostruire i costi, i materiali e le maestranze impiegate nel cantiere militare medievale. Bentivoglio, figlio di Azzone Bentivogli, fu nominato primo castellano della rocca di Cento.

La rocca venne assediata nel 1359 e 1443.

Nel 1456 venne riedificata dal cardinale Filippo Calandrini e adeguata nel 1483 a seguito dell'introduzione delle armi da fuoco, mentre nel 1510 venne ampliata dal cardinale Giuliano della Rovere (in seguito eletto papa Giulio II). La rocca subì un incendio nel 1539.

Risale al 1597 il miracolo di una sacra immagine della Madonna, che iniziò a sanguinare dopo un atto sacrilego: tale immagine venerata è oggi custodita nel vicino santuario della Beata Vergine della Rocca.


Iscrizione in Serbo(?) presente in una delle celle del mastio della Rocca di Cento

Mappa disegnata da un detenuto all'interno di una cella della Rocca di Cento
A metà del XIX secolo la rocca era utilizzata come caserma militare ed era registrata come migliore prigione dello Stato Pontificio. A seguito dell'unità d'Italia il castello passò allo Stato italiano, che lo utilizzò come prigione fino al 1969 per detenuti politici e banditi. All'interno delle celle, situate nel mastio, si trovano ancora iscrizioni che documentano la provenienza dei detenuti.

In seguito, il castello venne interamente restaurato, rendendo accessibile al pubblico alcuni locali, tra cui la cappella, la sala della trifora, le cannoniere e le prigioni. All'interno della rocca sono organizzate regolarmente mostre e attività culturali.



Rocca di Cento

The Castello di Mirandola - or Castello dei Pico - traces its origins back to Lombard times. It was certainly already in existence in 1200 and was later further expanded by several members of the Pico family, becoming one of the most important castles in the Val Padana area. The vast majority of the castle was destroyed in 1714, when a tower full of gun powder blew up. Most of the remaining buildings were demolished at the end of the 18th century by order of the Dukes of Modena, who had become the owners of Mirandola.

A 19th century, neo-gothic reconstruction of a tower can be admired in its place today. Behind it - and in a state of some abandonment - lie parts of the Reggia with its 17th century portico as well as the sumptuous facade of the Galleria Nuova. None of its many paintings and frescos by Guercino, Peranda, Romano and Palma have remained in place today.

Some were destroyed; some taken to Mantua, and a few were transferred to the Civic Picture-gallery.
In 2006, restoration works to recover various parts of the Castello dei Pico came to an end. These have allowed visitors to gain a feel of the building's splendour and magnificence.

The "Galleria Nuova"
Of its surviving buildings, special mention must be made of the beautiful facade of the "Galleria Nuova". Constructed in 1668, it looks on to the viale di Circonvallazione today. This imposing loggia is closed off on two sides by jutting, worked ashlar decorations with wide, harmonious, three-sided windows adorning its centre.
The "Galleria Nuova" is part of the Castle complex and still evokes interest and admiration amongst because its elegance and complexity.

The remains of the Palazzo Ducale
Another part external to the castle which is of particular interest is the facade which faces the Teatro Nuovo. This is what remains of the "Palazzo Ducale" featuring an attractive portico resting on ten, pink marble columns. An arched doorway underneath the portico can be used to access an internal courtyard and reach the southern facade of the "Galleria Nuova".

The prisons
Visitors can cross a second door under the portico of the Palazzo Ducale of Alessandro I to admire the ground floor and the dungeons - which date back to the Renaissance. The "Sala delle prigioni" with its thick walls can be accessed by climbing down a flight of stairs.

The Sala dei Carabini
The majestic "Sala dei Carabini" - with its magnificent, 17th century decorations - can be visited upstairs, inside the Palazzo Ducale of Alessandro I Pico. The room was stripped in the centuries that followed, although it still retains its luminous elegance today.

https://www.visitmodena.it