Il Castello D'Alessandro è una struttura fortificata del comune di Pescolanciano
Il Castello D'Alessandro è una struttura fortificata del comune di Pescolanciano.
Dalle origini alla baronia di Pescolanciano.
Il castello sorse nello sperone roccioso (peschio) che sovrasta l'abitato presso una fortificazione dei Sanniti; alcuni sostengono intorno al 573 durante il regno di Alboino, sotto l'influenza longobarda. Altri invece accreditano l'ipotesi che fosse stato fortificato durante il governo di Carlo Magno nell'810; mentre notizie certe si hanno nel XIII secolo, quando il feudatario del paese era un certo Ruggero di Peschio Lanciano, che ricevette l'ordine da Federico II di Svevia di rimuovere i Caldora da Carpinone smantellando il castello, e di assediare Isernia e gli altri feudi ostili. Tale spedizione fu organizzata nel fortilizio di Pescolanciano, e furono prese le mosse nel 1224.[1]Il feudo fu accolse la gente di quello di Santa Maria dei Vignali, dopo il terremoto del 1456, e divenne un fortilizio militare di grande importanza, perché dominava l'Appennino molisano-abruzzese e il Tavoliere delle Puglie.[2]
Dai Carafa ai d'Alessandro
In quest'occasione sviluppò le sue mura perimetrali attorno al borgo medievale sviluppatosi, come organizzazione della difesa, già sotto il dominio dei Carafa e degli Eboli nel XIII secolo. Tra il 1576 e il 1579 Pescolanciano fu alienato da Andrea D'Eboli a Rita Baldassarre, moglie di Giovanni Francesco D'Alessandro, del casato napoletano del Sedil di Porto, che contra tra i suoi antecedenti il templare Guidone crociato nel 1187.
Con il sopraggiungere dei d'Alessandro, la baronia di Pescolanciano divenne un ducato nel 1654 sotto il sesto barone Fabio di Agapito. Costui apportò i primi lavori di abbellimento, ampliamento e consolidamento della struttura fortilizia, che fino ad allora era composta da una grande torre maschio e un'altra cilindrica, nonché da un corpo a "bastione" merlato a scarpa. Al citato personaggio e suo padre si attribuiscono una serie di interventi di modifica dell'originaria configurazione; l'ingresso all'inizio presso la torre maschio al lato nord-est, al quale si accedeva con una scala retrattile, venne chiuso e riaperto con ponte levatoio, terminato nel 1691.
Il cortile esterno, precedentemente a gradoni rocciosi, fu fatto spianare in questo periodo e sempre a tale periodo risalgono le costruzioni dette "pertinenze" tra cui la guardiola con il suo balcone seicentesco arabescato. Fu anche costruita una chiesetta gentilizia al centro della fortezza, i cui lavori di arricchimento con marmi intarsiati, decorazioni a stucco, dipinti e quantaltro vennero ultimato nel 1628. Il luogo sacro che per volere del duca Fabio ospitò nel 1673 alcune reliquie di Sant'Alessandro e il vaso di sangue, pervenute da Roma, e ricomposte in simulacro in ceroplastica, come attesta il riscritto dell'autentica: Corpus, B. Martyris Christi Alexandri cum vasculo eius sangunis. Trattasi quindi di un corpo santo. Nella suddetta cappella la festa del Santo Martire è celebrato in rito antico. Per altre delucidazioni in merito si veda la discussione nella voce Alessandro di Bergamo.
Descrizione
Il palazzo fortificato ha forma pentagonale, sorgente sullo sperone di roccia che domina la cittadina. La struttura cinquecentesca si presentava, all'arrivo dei baroni d'Alessandro, formata da vari corpi fortilizi disgiunti, con la chiesetta gentilizia e la torre antica angioina, con cinta muraria. I lavori di restauro comportarono l'accorpamento di tutti gli edifici in un unico blocco, con l'abbattimento anche di alcuni, come il complesso delle mura. Anche come dimora gentilizia, ultimata nel XVII secolo, il castello si presentava sempre come una fortezza inespugnabile con basi in pietra, le finestre a bocca di fuoco e il ponte levatoio o la pietraia di difesa dell'entrata. La seicentesca guardiola con le rispettive pertinenze dei magazzini e scuderia furono realizzate insieme allo spianamento dell'accesso sulla roccia. L'originaria chiesetta rimase in piedi fino al 1805, quando fu distrutta e ricomposta in una piccola cappella interna. Nel 1628, come riporta la data, vennero accolte al suo interno le reliquie di Sant'Alessandro. La facciata di ingresso del castello ha un aspetto di palazzo gentilizio, perché ricostruita nel 1849 dopo il terremoto del 1805.
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