Aragonese Castle (Reggio Calabria)
castle, chateau
633m
Città metropolitana di Reggio Calabria, Calabria

Il castello aragonese di Reggio Calabria è la principale fortificazione della città, sorge nell'omonima piazza Castello tra la via Aschenez e la via Possidonea

https://media.whitetown.sk/pictures/it/loaragonesereggiocabria/loaragonesereggiocabria.jpg
Previous names
Aragonese Castle (Reggio Calabria), Castello Aragonese (Reggio Calabria)
You need to sign in to save your wishes
Description

Il castello aragonese di Reggio Calabria è la principale fortificazione della città, sorge nell'omonima piazza Castello tra la via Aschenez e la via Possidonea. Esso è considerato, insieme ai Bronzi di Riace, uno dei principali simboli storici della città di Reggio. Dal 1956 ospita l'osservatorio dell'Istituto nazionale di geofisica.

Storia

Pur se universalmente noto come "aragonese", il castello di Reggio ha in realtà origini molto più antiche, tracce di una fortificazione di questa zona della città infatti risalgono ad epoche di molto precedenti alla costruzione del castello vero e proprio.

Antichità

Oggi la collina sulla quale si erge la fortezza è molto meno evidente, ma nell'antichità essa rappresentava un punto importante per la tutela del sistema delle mura. Molto probabilmente la cinta della palaiapolis (la palèpoli che era l'arcaica città fondata nell'VIII secolo a.C. dai calcidesi) aveva, come angolo inferiore delle mura che discendevano dall'acropoli, proprio l'area dell'attuale castello. Nel periodo ellenistico, con l'allargamento della città verso il mare, la collina rimase un luogo fortificato di notevole importanza militare, mentre le mura, che nella polis d'epoca classica piegavano verso nord, scendevano ora fino al porto; il sito archeologico delle "Mura greche" sul lungomare Matteotti mostra infatti l'angolo della cinta.

In epoca romana, durante il periodo imperiale, le mura non furono probabilmente curate e restaurate, vista la prosperità di cui godeva l'impero, e i forti più importanti lungo la cinta furono abbandonati al loro destino.

Età moderna

Nonostante numerosi interventi, l'aspetto del castello rimase pressoché inalterato dall'epoca di Ferdinando I fino a quando ne venne decisa la riconversione in caserma che comportò l'abbattimento del rivellino con l'unificazione del piano interno; durante il Risorgimento il castello aragonese divenne infatti prigione politica e luogo di esecuzione dei ribelli.

Nel 1860, la città e il castello vengono espugnati da Giuseppe Garibaldi, quindi con l'unità d'Italia e il nuovo piano regolatore della città (redatto nel 1869), il bastione venne considerato un "corpo estraneo" nel nuovo assetto urbanistico, volendo al suo posto ricavare una grande piazza. Ciò fece scoppiare delle diatribe tra chi voleva demolire il castello per fare scomparire l'ultima testimonianza del dominio spagnolo e chi voleva impedirne la demolizione perché monumento storico di antiche ed importanti memorie cittadine. All'idea del Comune di Reggio - che nel 1874 lo acquistò dal Governo per demolirlo - si oppose l'allora ministro della Pubblica Istruzione, affermando che il castello era un monumento archeologico.

Nel 1892 la Commissione provinciale dei beni archeologici decretò una parziale demolizione del castello ma con la conservazione delle due torri poiché "Monumento storico della città", e cinque anni dopo (nel 1897) il castello venne dichiarato monumento nazionale.

Nei primi anni del '900 fu utilizzato da una brigata di artiglieria. Il terremoto del 1908 danneggiò i locali più antichi lasciando però illese le due torri; il danneggiamento, se pur minimo, della struttura fece sì che un decreto legge del Genio Civile del 1917 indicasse le modalità di demolizione, ma nello stesso anno il castello fu risparmiato poiché adibito a caserma.

Probabilmente l'odio politico dei reggini verso ciò che aveva rappresentato negli ultimi anni, fece prevalere la decisione di abbattere il castello aragonese, che pur avendo resistito ai terremoti e ai decreti di demolizione, fu deliberatamente mutilato della sua parte più antica, anche in nome di una struttura urbanistica più razionale. La fortezza fu infatti in parte demolita per congiungere la via Aschenez alla via Cimino, secondo le indicazioni del piano regolatore redatto di mala voglia da Pietro De Nava, su consiglio dell'amministrazione. Vennero quindi demoliti i 9/10 della sua struttura in diverse occasioni, ma fu mantenuta la parte più significativa del bastione: quella con le due torri aragonesi, che ancora oggi si ergono maestose al centro della piazza.

Useful information

No

- Sala espositiva

- Centro culturale comunale